2 Mistero Gioioso

LA  VISITA    DI   MARIA  A    ELISABETTA

Questo secondo mistero della gioia scaturisce dal mistero dell’Annunciazione. Esso è narrato dal vangelo di Luca che così racconta: “ In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta.

Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del   tuo grembo.  A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco appena la voce del tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo, E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Questo pieno riconoscimento che Elisabetta tributa a Maria è certamente opera dello Spirito Santo, che mette già in contatto speciale  i due nascituri;  riconoscimento che induce Maria a proclamare ( l’esplosione ) del Magnificat:  “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore perché ha guardato l’umiltà della sua serva, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente……”.

Sono tante le osservazioni e i suggerimenti che si possono trarre. La prima  è offerta proprio da Maria che vive questa divina maternità  senza nessuna  presunzione  di sé, e proprio per questo, la vive come un dono unico e inaspettato, con  una gioia che non  può tenere per sé, perché si sa che la gioia, grazie a Dio, sente il bisogno di essere annunciata  e partecipata; ed ecco quindi che si mette in viaggio verso sua cugina Elisabetta,  come missione;  perché oltre ad una gioia da annunciare , ha un aiuto da dare  a  Elisabetta in avanzata gravidanza.

A rileggere attentamente tutto il dialogo  tra Maria ed Elisabetta (che esclama a gran voce) si evidenzia un vero e proprio contagio di grazia e di gioia. Il “ non ci posso credere”  gioioso  di Maria provoca il “non ci posso credere” di Elisabetta culminante con l’affermazione: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? ”  Come non può passare inosservato quel “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore ”. Questa affermazione conferma che la beatitudine di Maria è indubbiamente un dono del Signore ma anche frutto della sua fede che la rende idonea a questa divina maternità.

Come si vede c’è tutta una dinamica di gioia e di stima reciproca che può raffigurare tutti i rapporti umani fondati sugli affetti, sulla solidarietà, sulla stima reciproca.

Questo, se vogliamo, è il cuore di ogni missione, da quella più domestica a quella più universale della Chiesa, che si basa e si struttura sulla gioia delle  relazioni partendo da quella con Dio; gioia che non ignora le difficoltà, le fatiche e le incomprensioni,  ma  sa sempre trovare il sentiero delle relazioni costruttive, come le sa trovare il Signore con noi.

L’esperienza ci dice, come  i sentimenti  della gioia,  della riconoscenza, per non parlare di quello del perdono, non siano sentimenti facili da vivere, anche perché vanno  coltivati e custoditi. Ma quello che ci può venire in aiuto in tutto ciò, è  la considerazione che nostro Signore Gesù ha della nostra vita con le sue pecche  le sue sofferenze le sue difficoltà e i suoi bisogni ; scoprire questa misericordia è l’unico  presupposto per relazioni veramente cristiane.

Anche a noi è data la possibilità di vivere il nostro personale Magnificat se sappiamo vedere col cuore, tutto il ruolo  vitale che il Signore ha in questa preghiera e  che  assume nella nostra vita, così. come l’ha ben percepito  il cuore di Maria.

Vincenzo De Domenico



Questo articolo è stato scritto da mercoledì 13 giugno 2012 alle 9:22 am